Eccoci a presentare un altro amico di Stamp4sport: Federico Perego, assistente al Brose Baskets Bamberg, squadra vincitrice della scorsa Bundesliga e attualmente alle Top 16 di Eurolega.

Federico comincia ad allenare nella squadra della sua città, Lissone, in Brianza.
Nel 2006, chiamato da Enrico Rocco, passa all’Aurora Desio, dove lavora nel settore giovanile della società blu arancio.

Nel 2007/2008 è Vice Campione d’Italia U15, come assistente di Massimo Bisin.

Nel 2008 arriva la prima chiamata da Andrea Trinchieri, che lo porta a Veroli appena ventiquattrenne dove vince la Coppa Italia di Legadue e sfiora la promozione diretta in Serie A.

L’anno dopo ancora a Desio: finali nazionali U19 e sconfitta nella finale per accedere alla B2.

Nel 2010 arriva la seconda collaborazione con Andrea Trinchieri, questa volta alla Pallacanestro Cantù: finale di Coppa Italia e finale Scudetto.
La stagione successiva Cantù torna in Eurolega e arriva la qualificazione alle Top 16.
La stagione 2012/2013 inizia col botto: Supercoppa Italiana e altra qualificazione in Eurolega.

Nel 2013 è assistente di Giampaolo Di Lorenzo alla Fulgor Omegna.

Nel 2014 Andrea Trinchieri si siede sulla panchina del Brose Baskets Bamberg e richiama Federico alla sua corte: si riunisce un binomio vincente. Al primo anno vittoria nella BBL in finale contro il Bayern di Pesic; finale anche in Pokal Cup e qualificazione alle Top 8 in Eurocup.

Federico, seppur ancora giovane, conosce profondamente il basket “professionistico”; in questa intervista noi di Stamp4sport abbiamo cercato di scoprire almeno un pezzetto di quella pallacanestro di livello a cui tutti ci ispiriamo e che vorremmo vivere in prima persona almeno una volta…

Federico, come molti hai iniziato ad allenare in un settore giovanile: quanto sono stati importanti quegli anni e cosa ti hanno lasciato a livello tecnico ma anche umano?

Ho avuto la fortuna di allenare in due società e con allenatori che mi hanno trasmesso una grande passione e pian piano mi hanno portato a pensare professionalmente. Che non vuol dire che pensassi di diventare professionista, ma che, in particolare negli anni a Desio, l’allenare è diventata un’esperienza “totalizzante”: pianificazione, preparazione, aggiornamento.
Quello che mi porto dietro più di tutti però è senza dubbio il rapporto coi ragazzi che ho allenato e le rispettive famiglie, che in molti casi continua ancora, e con tutti gli allenatori con cui ho lavorato.

Solo pochi anni in un settore giovanile di un certo livello poi l’ingresso tra i “senior”: in qualche modo ti sentivi impreparato? Intimorito? Se non sbaglio eri già assistente a Veroli a 22 anni…

L’arrivo a Veroli fu abbastanza traumatico effettivamente. Diciamo che passare dagli Under 15 alla Lega2 non è stata proprio una passeggiata. Pur con tutto il bene che voglio loro, diciamo che nessuno dei ragazzi delle giovanili era comparabile a Michele Mian, ad esempio. Per fortuna Andrea Trinchieri e Massimo Bisin mi hanno accompagnato nei primi passi. Ricordo una frase di Andrea che mi ha aiutato tantissimo soprattutto i primi tempi ma che ogni tanto ripasso mentalmente ancora adesso: “La pallacanestro è uguale a quella che facevi prima. Solo che a questi non puoi dire stupidate, se ne accorgono. Quindi meglio se rispondi che non lo sai.”. Chiaramente, meglio sapere molto spesso!

Quali sono le differenze sostanziali tra settore giovanile e senior per un allenatore e quali secondo te le qualità più importanti per i due ruoli?

Il discorso è abbastanza ampio, anche perché a livello senior non è tutto uguale tra professionisti e dilettanti o semi. Non banalizzerei neanche il discorso riguardo al miglioramento individuale, perché è un falso storico che a livello senior non si debba lavorarci. Diciamo che in molti casi non si vuole farlo, che è ben diverso. Qua a Bamberg abbiamo un allenatore che si occupa solo di quello: dalle giovanili fino alla BBL, con cui lavora quotidianamente. E devo dire che i risultati si stanno vedendo.
Sicuramente l’attenzione al risultato della singola partita dovrebbe essere la differenza maggiore. Nei senior il lavoro di squadra settimanale è incentrato tutto sulla partita, mentre in una squadra giovanile dovrebbe essere a più ampio respiro.
Per quel che riguarda le qualità, un allenatore senior deve essere un bravo gestore di uomini e saper analizzare la propria squadra e gli avversari, a livello di settore giovanile non può mancare una conoscenza perfetta dei fondamentali e del loro insegnamento.

Restiamo sull’argomento del passaggio da giovanili a senior: tre consigli che daresti e tre errori da non commettere…

In ordine sparso: aggiornarsi e informarsi sempre prima di esporre le proprie idee, mostrarsi sempre sicuri di quel che si fa e si dice, non sentirsi mai arrivati. Da evitare assolutamente: non pensare a quello che si dice (vedi la famosa frase sopra), sottovalutare qualsiasi dettaglio e, cosa più importante, considerarlo un lavoro, perché è molto di più.

Quali sono state, a tuo giudizio, le qualità grazie a cui hai convinto Andrea Trinchieri di essere la persona giusta? Veroli, Cantù, Bamberg: ormai è un sodalizio collaudato e vincente.

Beh questa è una domanda che dovresti fare a lui! Sicuramente so che apprezza che non mi spaventa lavorare molto

Un unico anno lontano da quello che possiamo definire il tuo “mentore”; come ti sei trovato?

L’anno di Omegna è stato molto importante per me, perché per la prima volta ho potuto pensare “da capo allenatore”. Con Giampaolo si è instaurato subito un ottimo rapporto e mi ha dato molta libertà di pensiero ed espressione. E lavorare con allenatori diversi ti arricchisce.

Sei consapevole di stare vivendo il sogno di molti giovani allenatori? Come ti vedi fra qualche anno?

Innanzitutto sto vivendo anche il mio, di sogno! Dopodiché quel che verrà non lo so. Sto lavorando molto su me stesso per migliorare, poi vedremo che succederà. Di sicuro sarò più vecchio… anzi, meno giovane!

Quanto è diverso il lavoro dell’assistente tra Giovanili, Serie A ed Eurolega? O come principi è meno diverso rispetto a quanto si possa immaginare?

Beh nelle giovanili non c’è tutta la parte di analisi video degli avversari, in più però c’è tutto il lavoro da psicologo all’interno dello spogliatoio con ragazzi nel pieno della loro crescita.
Per il resto dipende tutto da come è organizzato il lavoro e da quali sono le richieste del capo allenatore. E questo vale per il lavoro in campo durante allenamenti e partite, come per il lavoro fuori dal campo.

Quali sono le differenze tra il movimento italiano e quello tedesco? E quanto siamo preparati come tecnici rispetto al livello estero?

In Germania ho trovato una lega organizzatissima che nel corso degli anni si è strutturata e si è data delle strutture di primo livello. Sicuramente la situazione economica è favorevole ai tedeschi, ma dobbiamo essere onesti e dire che anche a livello di idee sono avanti.
La scuola tecnica italiana fa la sua bella figura. E non mi riferisco solo ad Andrea.

Il giocatore più forte che hai allenato? E quello più attento alle indicazioni del coach?

Queste sono davvero cattive, eh… Parto dalla seconda: fortunatamente nella mia breve esperienza ho sempre lavorato con ottimi professionisti. Per quel che riguarda la prima, la scelta è davvero troppo difficile. A livello di talento puro, Markoishvili e Miller.

Cosa ci puoi dire della tua esperienza di scouting? Quanto conta nel far crescere un coach? E nel far crescere una squadra?
Consiglieresti lo scouting anche a livello giovanile?

Il bello di fare scouting è che mentre lavori ti aggiorni, perché vedi cosa fanno non solo i tuoi prossimi avversari, ma pure chi ci gioca contro. E provi a capire i vari game plan e i sistemi che stanno dietro alle squadre. Ti stimola a pensare, perché non basta analizzare ma bisogna anche produrre delle idee. Che non vanno copiate da altri, perché devono essere adatte alla tua squadra.
Nella crescita di squadra conta di più “l’auto scouting”, se così si può dire. Si riguarda quel che si fa, lo si analizza, lo si corregge.
A livello giovanile eviterei un lavoro così “certosino”, anche se poter rivedere quel che si fa è molto utile. Soprattutto se si riuscisse ad utilizzare il video per il miglioramento dei fondamentali.